Pubblicato da: zoris | 10/04/2017

È più facile che un cammello…

È famoso quel passo del vangelo di Matteo che così recita: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli (Mt. 19, 24). Questa almeno è la traduzione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, ma non capisco per quale motivo la CEI si ostini a mantenere tale versione, tenuto conto che, come hanno fatto notare alcuni studiosi (cf. Marcello Craveri, La vita di Gesù, Feltrinelli 1966, pag. 176), si tratterebbe di un errore di traduzione. Precisamente uno scambio tra il termine κάμιλος  (kamilos, che significa fune) con il termine κάμηλος  (che significa cammello).

Come si sa i vangeli furono redatti in lingua greca. Ho provato a consultare il vocabolario greco – italiano di Lorenzo Rocci: registra il lemma κάμηλος (cammello), ma non contiene il vocabolo κάμιλος, che non ho trovato nemmeno nei dizionari online. Invece il Vocabolario della lingua greca di Franco Montanari (Loescher 1995) registra anche il vocabolo κάμιλος e lo traduce: corda, fune. Il fatto che non tutti i dizionari registrino tale vocabolo indicherebbe trattarsi di un termine abbastanza raro. Quindi in virtù del principio della lectio difficilior si dovrebbe privilegiare la versione fune rispetto a cammello.

Ma c’è anche la logica che dovrebbe indurre a scartare la versione cammello. Nel testo neotestamentario non mancano affermazioni paradossali, frasi proverbiali e altre affermazioni che sembrano contrastare il comune sentire (come per esempio: amare i propri nemici, porgere l’altra guancia, donare le proprie ricchezze ecc.).

Tuttavia un’affermazione sia pur paradossale deve avere una base logica. Faccio un esempio: se io voglio dire che è praticamente impossibile fare una certa cosa, potrei per esempio affermare: è come se io volessi aggottare con un cucchiaino una barca che sta affondando a causa di una grossa falla. Infatti effettivamente con un cucchiaino non ci riuscirei mai, tuttavia il cucchiaino per la sua forma è un oggetto in teoria idoneo a effettuare operazioni di travaso. Se invece di cucchiaino adoperassi termini come forchetta, coltello o addirittura cammello, i miei ascoltatori sarebbero come minimo stupiti dalla mia stravaganza.

Infine c’è un argomento in un certo senso teologico. Diversamente da quanto in genere si ritiene, Gesù non era contrario alla ricchezza in quanto tale, bensí al cattivo uso di essa. Siccome è impossibile che un cammello passi per la cruna di un ago, si dovrebbe ritenere che Gesù abbia affermato che nessun ricco possa entrare nel regno dei cieli. Ma nella storia della Chiesa non mancano ricchi canonizzati.

Anche nell’episodio di Zaccheo (Luca 19,  1–10) quando il ricco pubblicano dà la metà dei suoi beni ai poveri, Gesù non gli chiede di donarli tutti, e quando Zaccheo lo accoglie Gesù dice: oggi la salvezza è entrata in questa casa.

Concludendo, poiché ritengo che per la CEI non sia ammissibile che Gesù abbia fatto un’affermazione inesatta, penso che per motivi linguistici, logici e teologici, la traduzione fune sia preferibile a cammello.

 

 

 


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