Pubblicato da: zoris | 26/05/2014

All’italiana

Com’è noto il nuovo sovrintendente della Scala Alexander Pereira ha acquistato, senza averne i poteri, alcune scenografie dal teatro di Salisburgo, e rischiava l’annullamento del suo contratto con il teatro milanese. E’ stato tuttavia raggiunto un compromesso, piuttosto pasticciato, con il CdA della Scala e con un nuovo contratto di minore durata.

Su questa vicenda Andrea Bosco, nell’articolo “Cosa insegna il caso Scala” (inserto Milano del Corriere della sera in data 17 maggio scorso) scrive: «Quella che la Scala ha trovato sul pasticcio Pereira appare l’ennesima soluzione all’italiana».

Ancora una volta trovo quindi l’espressione all’italiana usata nell’accezione, purtroppo diventata comune, di cosa mal fatta, pasticciata, di atteggiamento furbesco o addirittura di comportamento disonesto: sembrerebbe che molti italiani provino gusto ad autodenigrarsi. E poi ci lamentiamo se all’estero siamo considerati poco seri, confusionari e con scarso spirito civico.

Intendiamoci: molto spesso è giusto, direi anzi doveroso, criticare ciò che viene fatto in Italia, ma senza autolesionismo e senza dimenticare le buone qualità che anche noi abbiamo; insomma di essere italiani, malgrado tutto, possiamo essere orgogliosi.

E dire che una volta l’espressione all’italiana aveva valore positivo: si pensi ai giardini all’italiana, esempi di perizia e buon gusto che ancora si possono ammirare in molte località. Per esempio nella guida Touring di Firenze si può leggere: Bòboli, grandioso giardino voluto dai Medici divenne esemplare della tipologia di giardino all’italiana: la variegata trama delle essenze vegetali, non spontanea ma ordinata razionalmente e scandita da siepi, viali e sentieri, vi è abbellita e ‘tradotta’ in una sorta di museo all’aperto con sculture, gustosi episodi architettonici, grotte con giochi d’acqua, complesse scenografie da cui si aprono deliziosi opposti panorami sulla città e sulla campoagna verso S. Miniato.

Io penso che un inglese non direbbe mai all’inglese con valore spregiativo: è noto anzi il motto right or wrong, my country (a torto o a ragione, è la mia patria). Inoltre in inglese si cerca di attribuire ad altri popoli comportamenti sgradevoli o imbarazzanti: per esempio to take French leave (andarsene alla chetichella), pardon my French (da aggiungere dopo aver detto una parolaccia o una bestemmia), French letter (è sinonimo di preservativo). I francesi comunque ricambiano: filer à l’anglaise (andarsene alla chetichella), capote anglaise (preservativo).

Non mancano tuttavia giornalisti che utilizzino l’espressione in maniera corretta. Giustamente Gabriella Ledda, sul Corriere del 16 maggio scorso, scrive: Viva gli sposi e viva il matrimonio all’italiana, elogiando il gusto del rito classico ed elegante “made in Italy” anche se adattato ai tempi moderni.

Desta comunque perplessità il fatto che sullo stesso giornale, a un giorno di distanza, la medesima espressione venga usata con significato opposto.

 

 

 

 

 


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