Pubblicato da: zoris | 15/08/2012

Complementarità

Capita sempre più spesso di trovare, anche in articoli di autorevoli giornalisti, il vocabolo “complementarità” scritto nella forma errata “complementarietà” (forse per una falsa analogia con il termine “contrarietà” che è invece corretto).  E, analogamente, “elementarietà” al posto del corretto “elementarità“.

Eppure la regola è semplice. I sostantivi derivanti da aggettivi terminanti in –io, prendono la terminazione –ietà, quelli derivati da aggettivi terminanti in –e prendono la terminazione –ità.
Quindi, per esempio, da bonario, saltuario, vario, contrario, notorio, sazio ecc. si ottengono: bonarietà, saltuarietà, varietà, contrarietà, notorietà, sazietà.
Invece dagli aggettivi complementare, elementare, morale, corale, regale ecc. si ottengono: complementarità, elementarità, moralità, coralità, regalità.
Uniche eccezioni a me note: ebrietà (o ebbrietà) da ebbro e solidarietà da solidale (che tuttavia vere eccezioni non sono in quanto si fanno risalire ai termini desueti ebrio e solidario).

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